Il tempo non è stato certo dei migliori, ma questo non ha fermato i consumatori di prodotti biologici. Abbiamo avuto successo di pubblico e tanta soddisfazione personale. Abbiamo ricevuto complimenti per l’allestimento del banco, consigli su come “fare mercato”, e solidarietà per la nostra storia.
Le migliori venditrici sono state Gloria e Gloriana, brave a destreggiarsi tra bilancia e conteggi. Brave anche a conquistare la clientela tra racconti di “vertenza” e consigli di cucina.
Il nostro esperto e appassionato di peperoncini Roberto ha “tentato” i consumatori con le sue penne piccanti e in totale sinergia ci siamo scambiati i clienti.
Il maggior successo di vendita lo ha avuto il Ramolaccio, venduto in un attimo.
Ci sono stati un po’ di problemi per la prima uscita ufficiale con i prodotti dell’EutOrto, visto l’allarme alluvione dato dalla protezione civile per domani. Infatti la manifestazione prevista per domenica 28 novembre nell’ambito del progetto Appia New del IX municipio, è stata rimandata al 5 dicembre.
Avevamo imbottigliato l’olio, preparato striscioni, etichette, manifesti. La delusione tanta e la fatica per i preparativi altrettanta.
Ma non ci siamo dati per vinti.
Così domani saremo ospitati da EcoSunday in via Casilina 713 c/o BlackOut Rock Club dalle 11 alle 21.
Sarà una giornata dedicata agli stili di vita sostenibili, un mercatino domenicale. Proprio ciò che fa per noi.
Al nostro “banco” saranno in vendita i nostri ortaggi e l’olio extra vergine d’oliva (ricavato dalla nostra raccolta negli uliveti dell’Agrario e ottenuto nel frantoio all’interno della scuola dalla molitura giornaliera delle olive).
Porteremo inoltre il miele e il vino prodotti dall’Istituto Agrario “G. Garibaldi”.
Allora, ci vediamo lì, non mancate.
Sarà un modo per conoscerci, ascoltare la nostra storia, e acquistare anche qualcosa di buono.
Continuiamo ad alimentare la rubrica culinaria parlando di Rucola (o Rughetta). Di insalate ne abbiamo tante ma cercamente non si prestano a preparazioni sofisticate. La misticanza, la lattuga, la cappuccia vanno consumate fresche ma la rughetta oltre ad unirsi nelle insalatone può essere usata per piatti di pasta, risotti o salse.
La Rucola, nome latino “eruca sativa”, era molto cara agli antichi sopratutto per le sue proprietà curative. I Romani, che ne consumavano anche i semi, le attribuivano qualità magiche e la utilizzavano nei filtri amorosi, ritenendola il più potente tra gli afrodisiaci.
Qualcuno ha preparato:
Pasta con la rucola
Lessare la pasta e una abbondante manciata di rucola. Scegliete una pasta con una cottura di circa 8 minuti in modo da farla cuocere insieme alla verdura e non ottenere consistenze troppo diverse.
Scolate e condite con abbondante parmigiano o pecorino.
Alternativa con pomodoro
Si può preparare una dadolata di pomodoro maturo e passarla in padella con un filo d’olio extravergine di oliva. I pomodori dovranno risultare caramellati. A cottura ultimata di pasta e rucola saltare nella padella insieme al pomodoro.
Pesto alla rucola
Frullare insieme un mazzetto di rucola (circa 100 gr), una manciata di pinoli (50 gr), uno spicchio d’aglio e 100 gr tra pecorino e parmigiano reggiano.
Aggiungere olio extravergine di oliva quanto basta ad ottenere una crema fluida.
Usare per condire la pasta senza riscaldarlo.
Venerdì è stata realizzata la compostiera. Si è optato, per ora, per la realizzazione di una buca recintata in cui verranno buttati tutti gli scarti vegetali freschi, sicuramente quelli prodotti dal diserbo e dalla pulizia delle verdure colte per il consumo.
Il cumulo ha intorno uno spazio di lavoro di circa un metro, che rimarrà “calpestabile” e che non dovrà essere quindi coltivato. Lasceremo un paio di metri in previsione di estendere il cumulo in lunghezza. La crescita in altezza del cumulo sarà di un metro circa.
Prossimamente ci cimenteremo nella costruzione di una compostiera di tipo classico, che si carica dall’alto e con una bocca alla base, accessibile per usufruire del compost.
Il ramolaccio selvatico (Raphanus raphanistrum L. – Fam. Cruciferae) è una pianta conosciuta già dagli antichi egizi, viene citata nel famoso papiro di Ebers, risalente a 1700 anni a.C.
Era anche conosciuta dai medici romani che la consigliavano per curare la tosse e le affezioni delle vie respiratorie.
E’ diffuso in tutta Italia sia nei terreni incolti che nei coltivati, soprattutto quelli seminativi.
Tutte le parti della pianta hanno un tipico sapore piccante che conferisce alla verdura un “carattere” deciso, simile al rafano. Si raccolgono le cime e le foglie della pianta giovane perché più tenere, ma si consuma anche il colletto che si prepara tranciando la pianta alla radice e troncando le foglie verso la base; si ottiene così un torso che si consuma crudo, come si fa con i Ravanelli.
In varie parti dell`Italia il Ramolaccio è considerato pianta mangereccia, anche se rustica. A crudo condita ocn olio, aceto e sale) o lessata è un ottimo contorno.
Nelle Marche, con questa verdura si prepara la “pasta verde”, prelevando le foglie crude più tenere, tagliandole e mescolandole a lungo con la pasta appena scolata, aggiungendo olio extra vergine d’oliva e formaggio grattugiato.
Nella cucina romanesca il Ramolaccio (‘e ramoracce) è molto considerato e talvolta si trova nei mercati.
Noi dell’EutOrto lo abbiamo provato così:
Ramolaccio con patate (e chi vuole salsicce sbriciolate)
Lessare insieme patate e ramolaccio, quando le patate sono cotte scolare e ripassare in padella con aglio e peperoncino schiacciando un po’ le patate. Per un sapore un po’ più saporito sbriciolare 2 salsicce in padella prima di aggiungere il ramolaccio conle patate… Aggiustare di sale e cuocere per 10-minuti. Servire con pane tostato bagnato con un filo d’olio extra vergine d’oliva (possibilmente realizzato con le olive dell’Istituto Agrario G. Garibaldi di Roma e molito al frantoio dell’Istituto).
Pasta con le cime di ramolaccio
Si ripassano in padella i germogli crudi di ramolaccio con patate lesse (circa 500g per 4 persone) con 2-3 alici dissalate, olio evo, aglio, peperoncino ed 1 bicchiere di acqua e vino.
Lessare la pasta e quando risale aggiungete anche una manciata di foglie piccole e tenere di ramolaccio. Scolate e ripassate il tutto con il soffritto.
Come ricordare il nostro secondo mesiversario se non con una carrellata “dissacrante” del nostro pranzo di ricorrenza. La Franca ci ha immortalato nell’atto di addentare un panino, assaporare una fresca insalatina dell’orto, avventarsi su un pezzetto di porchetta… tutto sotto gli ulivi. Per non perdere tempo a mettere a posto e ricominciare subito a lavorare: tra venerdì e sabato infatti abbiamo raccolto circa 1000 kg di olive.
«Quando ci riposeremo al sole sembreremo tutti dei verdi ramarri …» così si immagina emozionato chi le ha viste solo in foto. Ebbene si, sono arrivate le divise: tuta, scarponi e guanti di ordinanza.
Ora manca il nome sulla schiena come vorrebbe il capoclasse… e il nostro logo sul petto a renderci ancora più orgogliosi.
Eravamo abituati a ben altre divise: la nostra amata maglietta con la maschera bianca e la scritta SCOMPARSI a far bella mostra sulla schiena. Un esercito tragico, che solo in parte si è rasserenato perché quella maschera bianca c’è sempre e la porta anche in campo.
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