E’ sempre bello coinvolgere i piccoli sulla passione del coltivare la terra ed è per questo che abbiamo accettato con piacere di partecipare dal 16 al 19 novembre all’iniziativa “Ort Attack”, promossa dal Centro Commerciale HAPPIO e rivolta agli studenti delle scuole primarie e secondarie di Roma.
L’evento, sotto il patrocinio dell’Assessorato alle politiche educative e scolastiche e della nostra Associazione EutOrto, è stato pensato per offrire ai giovanissimi l’opportunità di conoscere e praticare l’Urban Gardening, l’ultima tendenza in fatto di coltivazione di ortaggi ed erbe aromatiche, diffusissima proprio nelle città e nelle metropoli.
L’iniziativa ha coinvolto e divertito più di 400 bambini/ragazzi, oltre a numerosi ragazzi diversamente abili che, con i loro operatori, si sono incuriositi e hanno raggiunto il centro commerciale durante lo svolgimento dei laboratori di messa a dimora delle piantine, aiutando così le scolaresche ad allestire il giardino verticale.
Le classi che hanno aderito, sono stati invitati in Galleria dove è messo a loro disposizione il materiale necessario per coltivare ortaggi, erbe e piccole piante (annaffiatoi, grembiuli usa e getta, semi e piante, concimi).
Con il supporto e la supervisione di personale qualificato è stato creato un originale giardino verticale, utilizzando bottiglie di plastica da riciclare contenenti terriccio da coltivazione.
Ogni scuola ha preventivamente raccolto un certo numero di bottiglie di plastica, che raccolte nel contenitore posto in Galleria, sono state poi utilizzate per l’attività presso il Centro Commerciale
I laboratori svolti, di semina di piante orticole, travaso delle piantine ornamentali e conoscenza delle piante aromatiche e officinali hanno conciliato due temi: il riciclo della plastica e la pratica dell’orto.
Le immagini parlano per noi. Come sempre i bambini hanno una marcia in più: l’entusiasmo!
dopo i primi momenti di sconforto come sempre gli eutortini non si perdono d’animo. La squadra dei ripulitori ha rapidamente riportato alla normalità ciò che resta della casetta.
Cogliamo l’occasione per presentarvi Eutortina, la gattina che da qualche tempo ci viene a trovare e accompagna le nostre giornate. Anche lei ha dato una mano a pulire ed è stata ricompensata.
Poi non si spreca una giornata anche se è iniziata male… Chi era andato stamattina aveva una missione, buttare le basi per il progetto Solidarietà EE. Nasce dalla necessità di coltivare o comunque tenere sotto controllo dalle erbacce ogni centimetro dell’orto. Perché EE? La porzione destinata al progetto è quella di responsabilità di Enrico che in questo momento non può seguirla. Ne abbiamo parlato e insieme si è deciso di ripulirla per coltivare prodotti da donare a chi ha bisogno. Ecco perché Solidarietà. EutOrto non si spiega, si ama!
Posted by Associazione EutOrto | Posted in Diario, Persone | Posted on 19-04-2014
Con questo post vogliamo parlarvi di una persona speciale che ha dedicato la propria vita a trasformare un terreno arido in un verde straordinario, senza l’uso di sostanze artificiali: si tratta di Juli Cariappa la bella e solare cognata di Jawed che in una calda mattinata di inizio aprile è venuta a farci visita all’orto. Della sua simpatia e forza d’animo non potevamo avere dubbi conoscendo già sua sorella Sheri, nonché moglie di Jawed. L’entusiasmo con cui ha portato avanti il suo progetto è ancora vivo e lo si percepisce dal suo racconto; noi aspiranti contadini ci accomodiamo intorno a lei, in silenzio ad ascoltare questa bella esperienza di vita che ha inizio 28 anni fa.
Juli ha frequentato la scuola a Roma, il college in USA e l’Università nel suo paese di origine, l’India, per poi realizzare un sogno che aveva sin da bambina e cioè dedicarsi completamente all’agricoltura. Guidati da una forte determinazione, Juli e suo marito Vivek con un prestito, acquistano un paio di capi di bestiame ed un terreno di circa 4 ettari nel sud del paese, nei pressi del villaggio di Halasur, un terreno sterile e roccioso, sfruttato e inquinato; negli anni che seguono riescono a trasformare e bonificare la terra, piantando alberi e seminando, irrigando i campi con l’acqua piovana, aiutati da un clima favorevole, e con le acque di un fiume che scorre nei pressi. Juli e suo marito si rendono subito conto che l’agricoltura non è un’impresa redditizia e che nulla può essere dato per scontato ma non cedono all’uso dei mezzi moderni quali fertilizzanti e pesticidi chimici. “Gli agricoltori considerano la loro terra come la loro madre, ma nella loro avidità per una resa migliore avvelenano la loro stessa madre “, questo è il pensiero che ha permesso di trasformare un terreno roccioso in una fattoria biologica e sostenibile, le cui fondamenta sono radicate nel rispetto della terra e della natura; i principi a cui si sono ispirati sono quelli della coltivazione biodinamica: aiutare la natura per ottenere una terra sempre più fertile curando in particolar modo l’humus per rendere le piante sempre più sane in modo che possano resistere alle malattie e ai parassiti e ottenere così prodotti di alta qualità, tutto questo attraverso il sistema della rotazione e degli influssi lunari.
Juli e suo marito sono andati ben oltre il loro semplice sostentamento di se stessi e della propria famiglia; oggi sono produttori di una varietà di colture che vanno dalla frutta e verdura ai cereali, legumi, semi oleosi, canna da zucchero, spezie e cotone; i prodotti vengono realizzati in azienda e venduti direttamente al consumatore: il grano viene venduto come farina, la frutta deperibile come marmellate e gelatine, la canna da zucchero come zucchero grezzo in polvere, le noci di cocco come olio di cocco spremuto a freddo, il cotone in tessuti e capi di abbigliamento.
In un paese come l’India impegnato in una forte espansione economica, l’impresa più grande è stata quella di creare un movimento biologico, instillare nel corso degli anni la consapevolezza fra gli stessi produttori locali e i consumatori che l’uso dell’agricoltura biologica oltre ad apportare benefici per la salute contribuisce anche a ridurne i costi: la concimazione naturale basata su biotecnologie sostenibili, una pianificazione delle semine basata sulle attività delle fasi lunari e sullo studio delle piante contribuiscono a ridurre le situazioni critiche nonchè lo scambio dei semi fra agricoltori biologici stanno alla base di una progettazione sostenibile ed economica. Inoltre, tutte le diverse tecniche usate all’interno dell’azienda sono una risorsa per l’associazione degli agricoltori biologici locali che insieme hanno sviluppato un sistema unico di certificazione per la coltivazione e la commercializzazione dei prodotti e oggi alcune delle famiglie di hanno adottato i principi della biodinamica sviluppando strategie di sostentamento per prendersi cura della terra e sfamare se stessi.
Juli è ritornata alla sua Krac – a –Dawna (Prime luci dell’alba è il nome di quel sogno) che adesso copre ca. 16 ettari, i suoi complimenti sulla tenuta del nostro orto non potevano fare altro che farci piacere e renderci ancora più orgogliosi del lavoro svolto in questi tre anni. Ci siamo salutati con la promessa di rivederci… Il passaggio dal pc alla zappa è ancora un work in progress, abbiamo fatto tesoro di questo racconto di vita e magari chissà che quel “contadino voluto dal caso” per alcuni di noi un giorno possa diventare “contadino per scelta”.
Un “caso di successo” raccontato da Enrico Giacobbe, l’eutortino che ha seguito il progetto.
Il progetto che abbiamo condotto al Primo Levi si è concluso durante l’estate appena trascorsa. Le attività si sono svolte durante i mesi di gennaio – giugno, con una frequenza di circa 3 lezioni al mese. Le lezioni hanno coinvolto 2 classi, circa 50 ragazzi. Appena il tempo lo ha permesso (febbraio) abbiamo iniziato le attività nell’orto: si trattava di un’area chiusa e incolta, nel terreno della scuola, e che è stata “riqualificata” dall’orto realizzato con i ragazzi.
L’iter lo conoscete bene: diserbo, lavorazione della terra, suddivisione in aiole, concimazione, preparazione del letto di semina, scelta delle colture, semenzaio, semine, trapianti, e poi tutto il seguito delle cure colturali.
Cosa si è coltivato? aglio, carote, cipolle, barbabietole, ravanelli, fragole, cicorie, insalate varie, bietole, rughetta, pomodori, peperoni, melanzane, fagioli mais e zucche in consociazione stretta, fagiolini, piselli, zucchine, meloni, cetrioli, patate. E poi aromatiche e diversi tipi di fiori. Lunedì 18 giugno però abbiamo tolto le colture che avevano fatto il loro tempo, lasciando solo quelle che devono ancora sviluppare, poi abbiamo moto-zappato e seminato per il sovescio estivo, in modo da “restituire” la fertilità alla terra.
I ragazzi e gli insegnanti hanno potuto mangiare insalatone miste con i prodotti dell’orto, che abbiamo “acchittato” in un giorno di inizio maggio. Quello è stato un successone!
Tanto per raccontare alcune note di colore: quasi nessuno aveva mai assaggiato i ravanelli; nel mangiare i piselli dal baccello sembrava loro di assaggiare qualcosa di ottimo, ma sconosciuto, ed erano convinti di avere a che fare con le fave (solo perché era l’unica cosa che avessero mai mangiato dal baccello). Per contro c’era qualcuno che aveva già zappato (per via del nonno contadino). Molti ragazzi, da una posizione iniziale di sconcerto davanti alla terra o al letame, alla fine maneggiavano il tutto con disinvoltura. Si può senz’altro dire che in loro si è sviluppata una sensibilità/consapevolezza alimentare che prima non esisteva in nessuno.
Il rapporto con i partner del progetto è stato buono sia con LaborAct che con XI Radio (Federico Valerio), talvolta rugginoso con Formart (capofila). Juliette mi ha affiancato durante tutto il lavoro ed è stata molto brava. La scuola collaborativa e aperta, la Provincia ci ha fatto visita a fine giugno con Gianluca Peciola.
L’esperienza è stata decisamente positiva, tanto che, con una squadra leggermente diversa, abbiamo partecipato ad altro bando analogo per l’anno scolastico 2012-2013.
Ci ha seguito, ascoltato, registrato. La giovane giornalista Cinzia Franceschini ha realizzato per Radio Popolare un radiodocumentario su EutOrto.
Anche questa volta vogliamo ringraziare la sensibilità con cui è stato realizzato questo servizio. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare dei ragazzi talentuosi e “in ascolto”. Troppe volte infatti i media dimenticano il soggetto e decidono a priori la piega che debba prendere il racconto. Non questa volta.
Ora sta a voi ascoltare con il cuore e il cervello, i suoni e le voci di EutOrto su Radio Popolare.
Sabato 9 giugno ore 14.30: l’Eutorto aspetta Vandana Shiva.
E’ un po’ in ritardo… poi l’arrivo delle auto ed entra nel nostro orto.Telefoni, macchine fotografiche, telecamere: tutto è in fermento.
Il nostro ortolano Jawed ci fa da interprete. Le racconta la nostra storia e le mostra con orgoglio i nostri ortaggi e del nostro modo di lavorare la terra. Del nostro amore per la terra.
Il tempo è poco ma ce n’è per una foto tutti insieme.
Le abbiamo offerto le nostre fragole come benvenuto e i commenti sono stati entusiastici.
La salutiamo vicino alla stele che abbiamo scelto di mettere in orto tanto tempo fa quando non avremmo mai immaginato che sarebbe venuta a trovarci.
E poi è la volta di Hortus Urbis… la seguiamo.
Poi sarà la volta degli orti urbani di Garbatella.
Una giornata indimenticabile!
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Una piccola nota di Jawed:
EutOrto goes International Il 9 giugno 2012 sarà ricordato dagli eutortini come il giorno in cui il loro impegno e la loro lotta contro la truffa e il sopruso ebbero un risalto internazionale con la visita a Eutorto della Sig.ra Vandana Shiva, promotrice di tante cause ecologiche e lottatrice a favore dei senza voce. Vandana è rimasta molto favorevolmente impressionata nello scoprire che noi eutortini ci siamo rimboccati le maniche e, nonostante il background extra-contadino, errore dopo errore, zolla dopo zolla abbiamo creato una piccola realtà che dovrebbe essere di esempio per altri. Non si aspettava certo di trovarsi di fronte a “giovani” di estrazione prettamente urbana e non rurale, che con entusiasmo, coesione e impegno si sono convertiti in “contadini”. E’ stato esposto a Vandana l’aspetto non-secondario della socialità derivante da Eutorto, la partecipazione ai mercati di quartiere, la vendita ai GAS, comunque sottolineando che il fine primario è l’auto consumo del raccolto. La convinzione è che Vandana avrebbe voluto interloquire di più con noi, capire meglio cosa ci motiva, ma il ritardo accumulato ha fatto sì che sia rimasta da noi solo 15 minuti. L’atmosfera quel pomeriggio era di festa contadina, con la presenza di bambini, famigliari e amici degli eutortini. Un grazie alla Provincia di Roma per aver incluso Eutorto nell’itinerario romano di Vandana. Jawed
Una bella serata di gennaio. Così la racconta(*) Erri De Luca:
Roma, via Ardeatina 524, si passa sotto un arco di pietra rossa e la città smette di colpo. E’ subito campagna, il grugnito dei motori si perde in pochi metri. Il viale porta a un istituto agrario, oltre ancora a un maneggio, in ultimo a un podere. Qui hanno trovato sede un gruppo di persone coinvolte dallo stesso affanno, di essere genitori di figli autistici. Non si sono rassegnati all’isolamento, alla clandestinità civile. Maurizio si fa loro portavoce: si sono messi insieme a lavorare un campo, insieme ai figli, secondo le possibilità di ognuno. Producono e vendono sul posto il frutto della loro comunità di tenaci. Si sono tolti la divisa del lazzaretto, hanno fondato una comunità aperta.
A loro si sono aggiunti dei dipendenti di un’azienda informatica, Eutelia, sbattuti fuori dalla pista del lavoro,costretti nella corsia di emergenza della cassa integrazione. Resistono all’espulsione mettendosi anche loro a coltivare il campo. Gloria racconta il passaggio dai turni davanti allo schermetto acceso, ai turni della vanga, della semina, del raccolto. Vanno fieri dei loro prodotti e di più per avere reagito all’umiliazione di chi ti sbatte in faccia il : non mi servi più.
Insieme a loro c’è un gruppo di giovani, hanno fondato un comitato nel loro quartiere dormitorio, sprovvisto pure di un negozio in cui fare la spesa. A dispetto della condanna a quartiere del sonno e basta, hanno dato al loro comitato il nome allegro e di battaglia :”Nessun dorma”. Inventano buone occasioni di socialità e di veglia. Una sera m’invitano a cena al podere. I genitori hanno accanto i loro figli spaesati, che inventano mosse per tentare un loro verbo esserci, mentre sono richiamati lontano dall’affanno. Mi invitano alla loro tavolata per volontà di ospitare la città. D’estate hanno una fresca pergola e fanno cucina per chi vuole chiudersi la città alle spalle e gustare una pietanza arrivata in tavola a piedi, dritta dal campo.
Accanto a me è seduto Fabio, un uomo sulla sedia a rotelle che ogni anno parte da solo con la sua Panda per le piste dell’Asia sconfinata, fino in Mongolia e in Cina.E’ dell’antica specie dei viaggiatori facili al bivacco, nell’abitacolo o allo scoperto , scoperchiato, della notte. Racconta e raccoglie l’ esperienza magnifica dell’ospitalità. Ogni viaggio è una semina d’incontri, un raccolto di accoglienze.
Mi chiedono di leggere una pagina, dove ho riportato una frase del Talmud :”I cardini reggono la porta e le prove reggono l’uomo”. Ecco: le più amare condizioni possono trasformarsi in punti di sostegno, che reggono la persona anzichè demolirla. Racconto l’ Italia che abita il suolo e l’onora con la propria vita. Racconto l’Italia che aggiunge valore alla vita di tutti.
Alla fine della cena mi offrono un paniere di verdure del campo. Ringrazio e mi spiace doverle caricare in auto, anzichè in spalla per portarle a casa.
Avevamo annunciato alla fine dell’anno la volontà di unire le forze e le intenzioni per creare nuove sinergie.
Domenica 9 gennaio non ci siamo seduti a tavola ma abbiamo provato a prepararlo noi il pranzo. Per loro e con loro.
In cucina lo chef Luigi supportato dalle commis Gloria e Francesca di Eutorto e da Elisabetta dei volontari di Nessundorma.
La pasticceria in mano all’espertissima Olga.
Servizio ai tavoli a cura dei ragazzi di Esperantia.
Se il sogno di Maurizio, presidente dell’associazione, e degli altri genitori è quello di creare una fattoria sociale in cui far vivere i loro figli, ragazzi con problemi di autismo, in autonomia e integrati in un ambiente non ospedalizzato, possiamo dire che il primo esperimento è decisamente riuscito.
Abbiamo preparato un pranzo per trentacinque persone (e ce ne potevano mangiare altre trenta). Stanchi e soddisfatti di aver almeno per un giorno realizzato un sogno.
Per non far torto allo chef il menu era:
Peperoni ripieni di mollica (da pane di lariano), alici dissalate, capperi, olive di Gaeta.
Torte rustiche: ramolaccio e patate, carciofi e patate
Focacce alle erbe aromatiche
Pasta e fagioli con maltagliati all’uovo
Ravioli spinaci, borragine e ricotta
Insalata di arance
Strudel di mele
Il tutto cotto del favoloso forno a legna di Esperantia.
Per godere dell’atmosfera guardate le intense foto scattate da Ilaria, ospite a pranzo.
Il tempo non è stato certo dei migliori, ma questo non ha fermato i consumatori di prodotti biologici. Abbiamo avuto successo di pubblico e tanta soddisfazione personale. Abbiamo ricevuto complimenti per l’allestimento del banco, consigli su come “fare mercato”, e solidarietà per la nostra storia.
Le migliori venditrici sono state Gloria e Gloriana, brave a destreggiarsi tra bilancia e conteggi. Brave anche a conquistare la clientela tra racconti di “vertenza” e consigli di cucina.
Il nostro esperto e appassionato di peperoncini Roberto ha “tentato” i consumatori con le sue penne piccanti e in totale sinergia ci siamo scambiati i clienti.
Il maggior successo di vendita lo ha avuto il Ramolaccio, venduto in un attimo.
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